La degustazione del vino: 2° Parte
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Come riconoscere i profumi
Benvenuti in questo nuovo articolo, oggi affronteremo la seconda parte dedicata alla degustazione del vino e basandoci sull’esame olfattivo. Iniziamo subito!
Odore di pane grigliato? Di confettura di ciliegie? O di frutta matura?
Per riconoscere i profumi sarà necessario prendere un bicchiere e ruotarlo leggeremente ad una piccola distanza, così che i profumi si possano liberare più facilmente nell’aria.
Avvicinandoci al bicchiere inaliamo, per non più di due secondi, gli aromi sprigionati dal movimento del vino, classificandoli in:
- Primari (o varietali): scopriamo quei profumi legati alla tipologia di uva. Diverse uve sono molto profumate poiché sulla buccia degli acini vi sono delle sostanze aromatiche. Si riconosce l’aroma di rosa e fragola nel Moscato, nella Malvasia e nel Bracchetto. I vitigni “parzialmente aromatici” presentano un aroma meno intenso e dolce, è il caso dello Chardonnay che emana note di ananas e banana, o del Merlot con il suo profumo erbaceo.
- Secondari (o di fermentazione): producono sensazioni olfattive che ricordano i frutti (banana, frutta candita, mela ecc.) o i fiori (rosa, gelsomino ecc.). Sia i vini rossi giovani che i bianchi, esprimono il massimo piacere olfattivo di questa categoria.
- Terziari: si formano con l’invecchiamento (in botte o acciaio) e con successivo affinamento in bottiglia. I profumi primari e secondari diventeranno aromi balsamici, speziati e di legno.
Cosa succede se il vino ha il sapore di tappo?
Il motivo sta in un’alterazione del gusto dovuta da una sostanza (tricloranisolo-Tca) che si forma dalla reazione tra il cloro, usato per sbiancare il sughero, e il fenolo contenuto all’interno del tappo. Tale reazione forma una muffa che si moltiplica invisibile sul sughero (impossibile da vedere a occhio nudo).
A partire dagli ‘80, nonostante non si utilizzasse più il cloro, la situazione non è cambiata del tutto poiché il cloro si può “nascondere” ovunque nell’ambiente e può contaminare il sughero.
Oltre all’odore di tappo, vi sono altri sgradevoli odori, vediamo quali:
- Ossidato o marsalato: eccessivo contatto con l’ossigeno, indice di un vino invecchiato più del previsto, perdendo così freschezza e colore. Con l’invecchiamento assumerà il sapore di frutta cotta, tipico del marsalato che fa dell’ossidazione il suo punto di forza.
- Aceto: visibile nei vini artigianali e molto poco in quelli commerciali, deriva da fermentazioni acetiche.
- Feccia: odore di uova marce, scaturito dall’acido solfidrico nelle pratiche di vinificazione errate.
Esiste un kit valido per esercitarsi nel riconoscimento e classificazione degli aromi, il prodotto in commercio si chiama “Le Nez du Vin”, contenente tre cofanetti: uno per i vini bianchi, uno per i rossi e uno per riconoscere i difetti.
Vi ringrazio per la lettura, al prossimo articolo.
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4 Commenti
Matteo
Interessante, proverò presto a mettere in pratica queste tecniche!
RobertaDp
Mi piace tantissimo il vino, in particolar modo quello bianco! Leggerò con piacere ogni tuo post
Roberta
Sito molto bello.. sono sempre stata un’appassionata di vino!
Enrica
Molto interessante!